Tema 2
Risorse energetiche, ambiente e sviluppo sostenibile
Lezione 2.1 - Le risorse energetiche non rinnovabili
Spazio e tempo
Fukushima: la natura contro l’uomo
Fukushima: la natura contro l’uomo

Epicentro del terremoto sottomarino dell’11 marzo 2011 che colpí il Giappone e la previsione dell’altezza dell’onda dello tsunami che seguí.

L’impianto nucleare di Daiichi, vicino a Fukushima, fotografato dall’alto dopo l’esplosione del reattore numero 1.
- Tsunami è una parola giapponese e significa letteralmente «onda sul porto». Indica infatti la gigantesca onda di superficie che si abbatte con effetti devastanti sulle coste, dopo essere stata generata da un terremoto subacqueo o da un’eruzione vulcanica sottomarina. Questi eventi geologici causano delle onde che si propagano con andamento concentrico a partire dall’epicentro. Tali onde possono raggiungere negli oceani la velocità di 700-800 chilometri orari. Il loro fronte è lungo centinaia di chilometri e la loro altezza cresce in prossimità della costa: lo tsunami che si abbatte sulle spiagge di una baia profonda e stretta può essere alto anche 30 metri ed è facile immaginare quale effetto provochi l’urto di una tale massa d’acqua su edifici, strade, campi e persone.
- Il 26 dicembre 2004 un catastrofico terremoto al largo delle coste indonesiane scatenò uno tsunami terribile, che si abbatté sulle coste di Indonesia, Thailandia, Sri Lanka e India, causando oltre 230.000 morti. Assai drammatico fu anche lo tsunami che colpí le coste dell’isola di Honshu, in Giappone, l’11 marzo 2011. Il numero delle vittime fu limitato ma l’evento segnò in modo egualmente indelebile l’opinione pubblica nipponica e mondiale, perché l’onda d’urto, alta 14 metri, investí la centrale nucleare di Daiichi, a circa 60 chilometri dalla città di Fukushima, costruita proprio in riva al mare. L’acqua dell’onda anomala mise fuori uso i sistemi elettrici che controllavano il raffreddamento dei sei reattori della centrale e i noccioli dei reattori 1, 2 e 3 si fusero, mentre esplodeva l’edificio che ospitava il reattore 1. Una grande quantità di radioattività fu rilasciata nell’ambiente circostante, la popolazione fu costretta ad abbandonare le sue case in un raggio di 30 chilometri e tutte le attività della zona si bloccarono. L’incidente di Fukushima fu paragonato per importanza a quello provocato nel 1986 dall’esplosione del reattore numero 4 della centrale sovietica di Chernobyl, ma nessuno può ancora oggi valutare con certezza la portata nel tempo del danno ambientale arrecato.
- Basti pensare, ad esempio, che la nube radioattiva sprigionata dal reattore numero 1 della centrale giapponese viaggiò nell’atmosfera seguendo le correnti dei venti e il 26 marzo si trovava già sulla Francia. Nell’agosto 2012, il livello di radioattività presente nelle carni dei pesci del mare di Fukushima era talmente alto da spingere le autorità a vietarne il commercio. Soprattutto, l’acqua radioattiva sprigionata dai reattori si riversò nel sottosuolo, contaminando le falde freatiche: non si sa quale percorso essa seguirà in futuro. Dopo Fukushima, i governi di tutto il Pianeta hanno riconsiderato le loro politiche energetiche. E anche quanti vedevano nell’atomo una fonte di energia piú facile da sfruttare dei combustibili fossili, meno inquinante e meno costosa, sono stati costretti dalle opinioni pubbliche a ridurre o ad abolire i piani di costruzione di nuove centrali nucleari. Ecco a cosa ha portato l’incontro-scontro tra uno tsunami, vale a dire la natura nella sua espressione piú dirompente, e una centrale nucleare, massimo risultato dell’ingegno umano. È un segno e un ammonimento: l’uomo non è ancora capace di dominare e sottomettere pienamente l’ambiente.